Ingaggia una caparbia battaglia all’interno dell’amministrazione comunale, e nel 2006 il Comune si fa assegnare il bene. «Molti non erano d’accordo – ricorda Paolini -, obiettavano che ci volevano tanti soldi, che ci potessero essere delle vendette. Riuscii a portare consiglieri e assessori dalla mia parte, dicendo: che senso ha per una amministrazione pubblica, non avere il coraggio di affrontare certe problemi, di non di prendere il testimone di quanti erano morti nella lotta alla mafia».
Dovrebbe essere la svolta, e invece per quattro anni il bene viene abbandonato alla sua sorte. I parenti di Ruggero Cantone continuano ad entrare indisturbati nella loro ex proprietà, mentre un assessore pensa bene di accaparrarsi una parte dei terreni, senza versare corrispettivi al Comune. E’ in questi anni, che più di sessanta vecchi ulivi vengono venduti, dopo una transazione che rimarrà un mistero. Nel 2010, intanto Paolini, che nel frattempo si era dimesso, ritorna in comune questa volta da sindaco.
Quali furono le tue prime azioni?
«In campagna elettorale non ne avevo parlato, ma il mio proposito era di riprendere il controllo della proprietà ex Cantone. Quando fui eletto, chiamai l’Agenzia dei Beni Confiscati, e posi un aut aut: o vi riprendete il bene, o me lo riassegnate. Nel gennaio 2011 il bene ritornò all’amministrazione locale, e a luglio è partito il primo campo di Estate Liberi, con l’intervento di Ciotti. Un esperienza bellissima anche per i gruppi che vennero.
Nel frattempo ricevi diverse telefonate minatorie e brucia il portone di un tuo vicino di casa. Le forze dell’ordine dicono che l’obiettivo potevi essere tu. Come reagisci?
Non sono queste le cose che ti spaventano, se le cose le vuoi fare. Certo tranquillo non stai, ma quando fai una scelta allora la devi fare in fondo.
A tuo avviso che differenza c’è tra la reazione dell’opinione pubblica di qui e quella del Sud rispetto al fenomeno mafioso?
Anche qui c’è chi non vuole vedere, non vuole avere problemi. Per certi versi c’è un’omertà anche peggiore da noi. Dopo l’arresto di Cantone, avremmo dovuto dare, come comunità,una risposta più forte. E’ una questione di scelta di campo, non puoi stare nel mezzo. Per fortuna, i giovani ci sono venuti appresso.
Che risposta hanno dato?
I giovani hanno voglia di fare. Certo non tutti, ci sono anche quelli che non gliene frega niente, ma molti si sono interessati. Hanno più motivazioni della mia generazione, la mia era molto politicizzata, anche la loro lo è, ma in modo diverso da come lo ero io. E’ qui che puoi mettere in gioco l’etica della bellezza, dell’essere un buon cittadino, del rispetto degli altri.
Che ruolo hanno i campi della legalità nel contrasto alle mafie?
E’ il quinto anno che partecipo in maniera diretta con Libera, lo Spi-Cgil o indiretta nelle vesti istituzionali di sindaco ai campi, e credo che siano importantissimi per far prendere coscienza ai giovani, che dopo aver partecipato poi tornano. Vedi una crescita di sensibilità che aumenta nei confronti del rispetto della cosa pubblica e delle regole. Credo siano importanti anche per un’altra ragione: perché conosci delle realtà in prima linea con cui puoi lavorare per fare rete. Perché la vittoria più grande sarebbe quella di creare all’interno di questi campi dei posti di lavoro. Quella sì, sarebbe la vera vittoria.
(A.F.)