Pubblichiamo un estratto del discroso tenuto dal Procuratore Generale Vincenzo Macrì durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2015, il 24 gennaio 2015 ad Ancona.
Qui si può scaricare l’intervento intero
Riflessioni sull’andamento della criminalità nel distretto di Ancona:
1 – Nel 2011, in occasione del mio primo intervento in questa sede, avevo avvertito che non esistono in Italia, territori che possano definirsi “isole felici”, rispetto alla presenza di fenomeni mafiosi, anche se, comparativamente, il territorio marchigiano presentava una situazione sicuramente migliore rispetto a quella di gran parte del resto del paese. Avvertivo che sottovalutazioni del fenomeno avevano consentito alle mafie, ed in particolare alla ‘ndrangheta calabrese, di penetrare in profondità nel tessuto economico di molte regioni del Nord Italia, come Piemonte, Liguria, ed in particolare Lombardia, per non parlare, da ultimo, del Lazio e della stessa capitale. I dati statistici contenuti nella relazione del Presidente della Corte, alla quale mi richiamo per brevità non sono utili ad evidenziare le lente, ma progressive trasformazioni in atto nel territorio marchigiano dal 2010 ad oggi: essi ci indicano infatti una situazione di sostanziale stabilità dei reati più frequenti, alcuni dei quali in diminuzione, altri in leggero aumento. Occorre avvertire che le percentuali in aumento o in diminuzione devono essere considerate alla luce della esiguità dei numeri assoluti e dunque hanno una valore significativo solo per i reati più ricorrenti (furti, rapine, lesioni colpose, reati informatici, spaccio di sostanze stupefacenti), molto meno per i reati assai meno frequenti (almeno quelli accertati), tra i quali quelli contro la P.A., per i quali le variazioni di poche unità in termini assoluti possono produrre variazioni in percentuale anche a doppia cifra. Quello che mi sento però in grado di affermare però è che la percezione comune e le informazioni da me acquisite, nel corso del 2014, concordano nella valutazione di un progressivo deterioramento di quella originaria condizione di relativa tranquillità della regione che tende – purtroppo – ad allinearsi a quella di regioni limitrofe, Abruzzo, Umbria, Emilia-Romagna. In Umbria in particolare l’operazione “Quarto Passo” ha mostrato la presenza di una potente articolazione della ‘ndrangheta calabrese, di cui due componenti risiedevano a Civitanova Marche. Nelle Marche l’organizzazione aveva messo a segno una serie di furti di macchinari vari nei cantieri edili di varie località (Recanati, Porto Recanati, Castefidardo) che venivano trasportati in Umbria per essere rivenduti o utilizzati nei cantieri della ‘ndrangheta. E’ noto che la criminalità organizzata di tipo mafioso tende ad espandersi in regioni diverse da quelle di provenienza, approfittando delle minori difese e della maggiore facilità di penetrazione dovute al deficit di conoscenza e di esperienza da parte sia dell’opinione pubblica, che delle stesse istituzioni rappresentative locali. Certo è che i segnali tipici di attività dalle modalità mafiose ci sono e anche numerosi; vanno dai danneggiamenti mediante incendio agli stabilimenti balneari e agli “chalet” del litorale, a impianti industriali, al Palascherma di Jesi, ad atteggiamenti intimidatori e violenti in danno di operatori commerciali, ad alcuni omicidi dal movente estorsivo e di accaparramento di attività in regime di monopolio. Alcuni territori, ed in particolare quello che va da Falconara a Senigallia e, ancora di più, quello che va da Porto Recanati a Porto San Giorgio, sono caratterizzati da attività di spaccio di sostanze stupefacenti, prostituzione, svolte a livello sempre più organizzato, tanto da fare ragionevolmente ritenere l’esistenza di vere e proprie associazioni finalizzate al compimento di questi ed altri reati (e non è un caso che siano proprio queste le zone caratterizzate dagli attentati, dai danneggiamenti di cui parlavo in precedenza. Il procuratore di Macerata ha avuto modo di riferire che quel territorio è ormai divenuto un grande mercato a cielo aperto di sostanze stupefacenti, in mano a gruppi organizzati di trafficanti di varia origine etnica oltre che di criminalità italiana. Il territorio della Vallesina, è poi caratterizzato, soprattutto nel secondo semestre del 2014, da forte allarme sociale per l’aumento di furti in abitazioni, numerosissimi, realizzati da squadre specializzate, provenienti da altre regioni. Emblematico il caso del rinvenimento in luogo abitato da persone provenienti dalla Sicilia di un fucile a canne mozze, evidentemente da usare per rapine a mano armata. Vicende di fittizia intestazione di società dirette al riciclaggio ed all’occultamento di beni di provenienza illecita sono stati accertati dalla DDA di Ancona nel territorio di Fano, nelle quali figurano appartenenti a famiglie calabresi contigue a cosche di ‘ndrangheta. E ancora: le Procure di questo territorio sono impegnate in indagini giudiziarie particolarmente complesse, che riguardano reati di criminalità economica di alto livello, che coinvolgono imprese e uffici pubblici e privati di grandi dimensioni: Banca Marche, Agenzie delle Entrate, Manifatture Tabacchi, Impianti di Biogas, controllo settore onoranze funebri, clonazione carte di credito e relative truffe, truffe comunitarie, contraffazione di marchi, frodi alimentari con proiezioni internazionali. Positivo è l’utilizzo crescente di misure patrimoniali, come il sequestro di ingenti somme di denaro, anche per equivalente, per varie decine di milioni di euro, e questo grazie anche all’attività investigativa della Guardia di Finanza, in primo luogo, e degli altri organi investigativi, ai quali tutti rivolgo apprezzamento per l’impegno e la qualità delle investigazioni.
L’emergenza terrorismo ed eversione (nell’indagine Aquila Nera della Procura dell’Aquila su progetti di attentati ed omicidi in danno anche di esponenti politici di questa regione l’organizzatore era infatti residente nella città di Ascoli Piceno e guidava Avanguardia ordinovista), merita poi particolare attenzione e vigilanza sia da parte degli organismi di prevenzione che di quelli investigativi, anche per la presenza del porto, terminale di attività di contrabbando di t.l.e., di importazione di droga, di introduzione clandestina di esseri umani.